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Terapia col carrello

Quando ho saputo che un supermercato a Palermo sarebbe rimasto aperto anche la notte ho pensato: “Ma perché si dovrebbe fare la spesa di notte?”. E avevo archiviato.

Avevo sottovalutato il fatto di essere single, di quelli che finiscono di lavorare tardi e non hanno mai la possibilità di fare la spesa. Di quelli che non possono nemmeno dire al marito “il pane lo prendi tu questa sera?” o “manca la frutta, ci pensi tu?”. E quindi l’altra sera, finito di lavorare tardi e sapendo che nel frigo avrei trovato sei bottiglie di vino bianco (che non si capisce perché c’è sempre…), due yogurt scaduti e le sottilette che mi dà mia madre e io regolarmente non mangio, mi sono ricordata del supermercato aperto h24 (perché la disperazione e la fame ti fanno tornare anche la memoria).

È stato come una terapia di gruppo. Entri e, a parte trovare un insolito fermento per essere le dieci di sera, ti accorgi che sono tutti nelle tue stesse condizioni. Quarantenni in media, con la borsa porta pc a tracolla, il vestitino ormai un po’ spiegazzato a quest’ora e i tacchi. Stanno (stiamo) tutti là, davanti al banco della carne indecisi, a soppesare con lo sguardo bresaola e fesa di tacchino, indecisi fra un petto di pollo e l’hamburger. Perché al contrario delle madri di famiglia i single non vanno mai a colpo sicuro, devono barcamenarsi, alternando la fase salutista da sedano, carote e minestrone scondito (rigorosamente precotto) a quella del “liberi tutti” che è un trionfo di patatine, nutella e porcherie.

Alla cassa ho rischiato un infarto per la felicità: non avevo davanti una di quelle code chilometriche, quei carrelli strabordanti che tu nell’attesa puoi anche farti un giro a Candy Crush. No, erano tutti come me. Che quando chiedo due mele al fruttivendolo penso sempre che sta chiamando la polizia per farmi arrestare e che generalmente arrivo alla cassa con una busta di latte da mezzo litro e un finocchio (single anche lui) e mi sento una disadattata sociale accanto alla famiglia che compra 24 uova (vivranno di frittate), 3 casse di latte (si metterà anche nelle frittate) e 42 cotolette (ci faranno una millefoglie con le frittate, non lo so…).

Mi sono sentita un po’ meno sola fra tutte queste persone che come me al supermercato faticano a trovare porzioni adeguate a chi vive da solo, che regolarmente buttano parte di quello che hanno comprato perché non riescono a consumarlo, che sono diventati accumulatori seriali di surgelati, che l’insalata la comprano in busta e gli spinaci già lavati. Ecco, il supermercato aperto h24 ha una funzione sociale: è il paradiso (e il lettino da psicologo) dei single.

Pubblicato il 29 maggio 2015 su www.dipalermo.it


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