logo
lettere

L’armadio della memoria

Scrivere è sempre stato il mio modo per fare ordine, per mettere in fila pensieri ed emozioni, fare chiarezza e vedere in maniera più nitida. Però ci sono momenti nella vita, come adesso, in cui le parole non escono, i pensieri si aggrovigliano, le sensazioni continuano a rincorrersi senza pace. E no, non c’è niente da fare. Avrei cento cose da dire, ma le parole non escono, non riescono a mettere a fuoco.

L’altro giorno parlando con mia zia, che ha quasi ottant’anni e ogni tanto dice cose un po’ strampalate, mi raccontava di un suo vecchio professore e dell’armadio della memoria. Secondo questa teoria la nostra memoria sarebbe come un armadio in cui accumuliamo roba, a un certo punto non ci sta più niente. È allora che un po’ di cose cadono, ma sono quelle più in superficie, le ultime che hai piazzato. Così è per i ricordi, dopo un po’ che li accumuli a una certa età quelli più recenti “cadono”, non ci stanno più. Nel nostro armadio restano invece quelli posati prima, ben nascosti.

Ci penso da giorni a questa cosa e mi sento un armadio, un armadio pieno non di ricordi (non solo almeno) ma di mille cose ingarbugliate. Un armadio della memoria emotiva, in cui è come se in questi mesi avessi messo dentro di tutto, e ancora messo e messo roba, senza mai metterla in ordine, buttata là alla rinfusa. Ma è un armadio capiente e ci sta ancora tutto, non cade nulla. È un armadio robusto, generoso. Che accumula, accumula. Forse prima o poi qualcosa cadrà, e sarà allora che troverò le parole. E le parole magari smuoveranno quella montagna di roba e ne cadrà altra e qualcosa sepolta nel mucchio verrà fuori. Il danno è solo che questo armadio è troppo grande e la roba continua a starci dentro e ci mette tempo a cadere. Troppo tempo.


Lascia un commento