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elettrocardiogramma cuore innamorato

La figlia dell’amore (quello vero)

Ho conosciuto una donna, la vedo spesso. Non sorride mai, sempre cupa. Mai un lampo negli occhi, mai un accenno a distendere le labbra.

Poi mi hanno raccontato un pezzo della sua storia. “La vedi quella? È mia sorella. Lei non lo sa ma io sì. Mio padre era innamoratissimo di sua madre, pazzo di lei”.

Da allora tutte le volte che la vedo la osservo. Penso a questo grande amore. E a tanti altri di cui conosco la storia. A quegli amori che hanno sofferto, hanno lottato, hanno sfidato la sorte, hanno resistito aggrappati a loro stessi. Penso a quegli amori che ci sono, lì, per sempre, nonostante tutto. A quegli amori che hanno dovuto rinunciare ad essere vissuti perché non si poteva. A quegli amori vissuti a metà facendosi bastare quel cinquanta per cento. A quegli amori interrotti da un destino bastardo.

Amori veri che fanno impallidire tante fotocopie venute male, come quando il toner sta per finire. E credo che, nonostante tutte le difficoltà, chiunque di noi nella vita meriti un amore così, ostinato.

Io lo vorrei. Un uomo pazzo di me, anche se poi fossimo costretti a rinunciare al nostro amore perché lui va ad aprire un baretto ad Honolulu e non mi può portare con sé. Ma almeno per una volta lo avrei vissuto.

E io non capisco come una donna, frutto di un amore così grande, non viva con il sorriso stampato in faccia. Forse solo perché non lo sa. O forse sì?


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