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Anni Ottanta

I meravigliosi (forse) anni Ottanta

Sarà un caso, una coincidenza. O forse no. Ma da qualche giorno incrocio eventi, parole, ricordi che mi riportano alla mia adolescenza e poi un po’ oltre.
La prima è stata la parola petting, riemersa durante il dibattito social su una frase (quantomeno infelice, secondo me) usata per il Palermo Gay Pride 2016. E io mi sono ricordata di quando a 14 o 15 anni compravo un giornaletto che si chiamava Dolly, con il quale ti regalavano i poster di George Michael e le croci Madonna-style. E in cui l’argomento principale pareva essere sempre questo misterioso petting. Io mi ci applicavo, studiavo su questo Dolly, cercavo di capire esattamente come funzionasse questa cosa. Ma non credo di avere imparato da Dolly, sinceramente.

Poi la musica. Ieri a Taormina tornavano i Duran Duran. E io mi sono svegliata con il desiderio di mettermi in macchina e andare al concerto dall’altro lato della Sicilia. E proprio lo immaginavo: io, la mia Panda, il Teatro antico, le pietre scomode. Poi ho riflettuto: a me dei Duran Duran non me n’è fregato mai niente, Simon Le Bon non mi piaceva e canzoni ne conoscevo forse due. E con gli anni me le sono pure scordate.

Erano gli anni delle spalline, dei capelli gonfi (e io non mi sono mai dovuta sforzare più di tanto per averli), dei maxi-pull, dei cerchi colorati alle orecchie. Roba che se riguardo le foto inorridisco e denuncerei chi aveva il coraggio di proporla. Gli anni di Madonna, degli Spandau Ballet ma anche di Baglioni e Cocciante.

E poi, qualche anno dopo, le serate al bowling e quelle al minigolf, le odiavo già allora. Non centravo una buca manco per sbaglio e i birilli restavano sempre in piedi. Mi annoiavo a morte e quelle serate sottraevano tempo alle mie chiacchiere, così come la discoteca, i luoghi affollati, le comitive troppo larghe.

Perché in fondo avevo quarant’anni già allora. E penso che a parte voler avere ancora sedici anni, poter tornare indietro e cambiare strada, di quel periodo non rimpiango niente. Soprattutto le spalline, e soprattutto quelle con il velcro che mi ritrovavo sempre ai gomiti.


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