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Cronache dalla coda in autostrada

Quest’autostrada è un muro… e no, non è piena di felicità. Ma di furbetti.

Due giugno, faccio la cazzata di mettermi in macchina alle 11,30. Circonvallazione intasata, 45 minuti per arrivare in autostrada, coda anche là. Fremo, sono in ritardo, ma sto in coda. Rassegnata. E incazzata. Perché la scena è la stessa di sempre, è quella di ogni 25 aprile, di ogni primo maggio, di tutte le feste più o meno comandate.

Intanto una lunga serie di furbi che mentre sei incolonnata ti passano da destra, sinistra, sopra, sotto; quelli che cercano con il Suv di infilarsi fra la colonna di destra e quella di sinistra, manco avessero uno scooter;  quelli che mentre tu stai chiamando a raccolta tutti i santi per farti arrivare in tempo al pranzo di famiglia scambiano la corsia di emergenza per la superstrada. Davanti a questi io prego, prego sempre. Prego che 100 metri più avanti trovino una pattuglia che gli riduca la patente in coriandoli. E prego per loro che non debba mai esserci un incendio in cui sta bruciando casa loro e i pompieri bloccati, un’ambulanza con un loro parente a bordo ferma davanti alla muraglia di lamiere. Anche se lo meriterebbero.

Se provi un percorso alternativo puoi beccare quelli che devono posteggiare esattamente davanti alla bancarella delle cozze, invadendo metà della carreggiata dove siamo sempre tutti incolonnati. E per questi il minimo è che le cozze gli facciano venire il cagotto.

Poi c’è il vecchietto che quando finalmente arrivi all’agognata autostrada non ti deve fare immettere nella corsia con la faccia da “eh, no… un ti fazzu passari”: nonno, non sto cercando di passare, devo entrare in questa fottutissima autostrada e non vorrei occupare la corsia di emergenza. Cedermi mezzo metro del tuo asfalto non ti eviterà di restare in coda fino all’ora dell’ammazzacaffè!

C’è quello poi che mentre stai procedendo in autostrada a passo d’uomo, su due colonne, ti suona, ti costringe a spostarti, ti sorpassa e ti guarda con aria da cittadino modello che ti schifa. Per piazzarsi esattamente davanti a te visto che non ha dove cornuto andare.

Alla prossima festa ricordatemelo. Che sto a casa.


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