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Giù la maschera (e siamo felici)

di Filippo Passantino

Qualcuna mi ha promesso che mi avrebbe aspettato. Uno, due, tre… “se serve anche dieci anni”.

Qualcun’altra mi ha sbattuto la porta in faccia, lasciandomi scivolare dalle mani libri e fiori. Per scelta o per necessità sono andato via. Lontano. In un’altra stanza, in un’altra città, in un’altra vita.

Sì, forse sono scappato. E scappare è un’arte che si impara lacrima dopo lacrima, goccia dopo goccia. Oggi, però, che fortuna!

Soli, o single, non si nasce, si diventa. A volte è una scelta, a volte un po’ meno. Lo è quando insegui un sogno, quando preferisci una serie di emozioni che fanno battere il cuore piuttosto che una morte a piccole dosi, che ti consuma nel percorso tra il divano e il davanzale.

Così di fronte alla ragazza dagli occhi di ghiaccio, che ti dice: “Voglio comprare casa, voglio una stabilità, voglio potere coltivare i miei hobby anche se non dovessi lavorare”, sorridi. E scappi.

Perché sai che puoi vivere anche in affitto e che, con i soldi che metti da parte, ti pagherai un master all’estero. Quando ci si riconosce, quando ci si annusa e ci si trova simili, sognare in due è una favola. Sognare da soli non è male. Ma vivere in due e scoprire di essere soli, invece, può diventare un incubo.    

 


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