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Diseducational Channel: alla scoperta dei totucci

di Franco Cascio

Il totuccio è il villeggiante palermitano. Quello che nei mesi caldi lascia i palazzi-alveari in cui è costretto a vivere in città per trasferirsi in uno dei tanti comuni della provincia. Dove, manco a dirlo, c’è il mare. Così farà il pieno di iodio e ossigeno per poi tornare a sorbirsi altri undici mesi di smog.

Il totuccio non ha una precisa estrazione sociale. Totuccio è l’operaio Gesip che trasferirà la famiglia composta da circa venti persone in una baracca abusiva che può ospitarne al massimo sei (la baracca la riconosci dagli scooteroni posteggiati fuori), totuccio è il professionista che di abusivo non ha solo il villino (sovente acquistato con la vendita di una casa in città della suocera) ma anche l’accesso a mare. In realtà non è facile capire quale delle due categorie di totucci sia la peggiore. 
Il totuccio, oltre alla famiglia di cui si è già parlato, dalla città si porterà tutto il suo carico di inciviltà che lo contraddistingue. Posteggerà in doppia fila, bloccherà le uscite ai passi carrabili, supererà la coda mentre è in turno, e soprattutto sporcherà. Il totuccio sporca. Al suo passaggio rimane sporcizia. Sporca la spiaggia, sporca le strade. Riconosci un totuccio dal lancio del tovagliolo sporco di gelato dal finestrino dell’auto in corsa. Se in spiaggia trovi le bucce di melone, da lì è passato un totuccio. 
Riconosci un totuccio (o una totuccia) alle poste, al bar, al supermercato. Lo riconosci dall’abbigliamento. Costume ancora bagnato o pareo. Come se si trovassero al bar di una spiaggia a Copacabana. Entrerebbe mai l’avvocato o il notaio in un ufficio postale in città col costume da bagno ancora umido? Difficile. Nel “paese” dove invece è in villeggiatura, invece, sì. Senza rispetto per nessuno. Convinto com’è il totuccio di trovarsi in un grande villaggio vacanze. 
Il totuccio lo riconosci poi perché lui non fa la spesa al supermercato. Lui il supermercato lo assalta. Fa razzia di viveri come se da un momento all’altro un meteorite dovesse cascargli sulla testa. E lo vedi con i carrelli pieni di pepsi, angurie sulle quali avrà prima provveduto a bussare, carne di tutti i tipi, chili di pane che nemmeno la moglie di Fantozzi. Tutto da portare al “villino” dove magari potrebbe arrivare a sorpresa il cognato con l’allegra famigliola. E si sa quanto gli piace mangiare a  Noemi e Jonathan, i bambini del cognato. 
In spiaggia poi un totuccio lo individui a occhi chiusi. C’è quello che già alle sei del mattino ha montato tende e famiglia e se ne andrà dopo il tramonto. Ma solo dopo avere ingurgitato quintali di pasta a forno, bevuto litri di Forst (frigorifero portatile, of course), affondato i denti in decine di fette di anguria. Il capo branco poi ronferà sulla sdraio per l’intera giornata, la moglie si fionderà su Chi e Novella2000, Noemi e Jonathan sguazzeranno in acqua a rischio indigestione, la suocera starà tutto il tempo a fissare l’orizzonte con le gambe piene di vene varicose affondate nella sabbia. Poco distante, sui lettini in affitto dello stabilimento, la famiglia di totucci borghesi farà pressappoco le stesse cose, magari in maniera più riservata, con la differenza che i figli Tancredi e Celeste smanetteranno tutto il tempo con l’iPhone e la moglie anziché Chi e Novella2000 leggerà l’ultimo romanzo di Camilleri, convinta com’è che leggere un romanzo di Camilleri basti per definirsi una donna di cultura. Tornata in città si vanterà con le amiche di avere letto l’ultimo “ramanzo” di Camilleri.  
Finita la giornata in spiaggia tutti al villino ad arrostire il pesce comprato in paese la mattina. E, fidandosi ciecamente del pescivendolo locale, saranno convinti di mangiare pesce freschissimo senza sapere che i pescivendoli locali il pesce buono lo riservano ai compaesani, mentre quello più scarso – è risaputo – lo impaccano ai totucci che di pesce tanto non ne capiscono niente. 


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