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Caro Babbo Natale…

Caro Babbo Natale, io l’ho capito che ti sto sulle palle. Pure a me starebbe sulle palle una che odia il Natale. Però ci provo.

Io non ti chiedo cose scontate: la salute (per me e la mia famiglia e i miei amici), un lavoro che dia dignità (e serenità) a ciascuno dei suddetti, la pace, il rispetto dell’ambiente, una città (la mia) in cui ci sia più rispetto. No, Babbo Natà… queste do per certo che tu le sappia già, se no che ti teniamo a fare. No, Babbo Natà… io quest’anno te lo devo dire… gli altri anni ti ho sempre detto “e poi, tu lo sai…”, affidandomi ingenuamente a te. Ma maschio sei. E hai fatto finta di non capire. Allora quest’anno la smetto di fare wonder woman e te lo dico chiaro e tondo: voglio un Amore. Di quelli belli, travolgenti. Che non devo capirci più niente. Di quelli che ti tolgono il fiato e il sonno e la fame (anche solo la fame va bene). Di quelli che ti fanno fare cazzate colossali. Ma cazzate che finiscono con gli applausi in fabbrica tipo Richard Gere in “Ufficiale e gentiluomo” (nel caso non lo sapessi, la redazione è in via Lincoln…). Non cazzate di quelle che finisco con la testa sfracellata però, perché per quelle sono bravissima pure da sola. Ecco Babbo Natale, io te l’ho detto. Prendendomi il rischio di passare per un’inguaribile romantica (o in alternativa per una pazza scriteriata). Se anche quest’anno hai deciso di ignorarmi ne terrò conto (e continuerò a mandarti affanculo, augurandoti di soffocare con il pandoro). Cordialità.


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